Ciao a tutti, in attesa di partire pubblico finalmente il nostro itinerario, speriamo che il tempo non sia cosi terribile. 20 anni fa Alessandra era stata in Birmania. Il tempo era clemente, ma con alcuni temporali le strade scomparivano. Da racconti di viaggiatori sembra che sia ancora così. Internet è ancora una chimera anche se si va in alberghi di buon livello. Però fra un pò di anni il fascino della Birmania così come ce la immaginiamo scomparirà. Così questo viaggio era d’obbligo farlo, e poi confidiamo nella fortuna per il meteo. Passeremo 20 giorni, con calma,in compagnia dei monsoni, che speriamo non siano cosi carichi d’acqua. In ogni coso abbiamo tempo per fotografare nelle giornate buone e in parte per modificare le tappe giornaliere. Come nel 2011 prenotiamo con Asiatica Travel, direttamente ad Hanoi. noi due con autista e guida ad un prezzo molto competitivo.
Giorno 01: YANGON
Giorno 02: YANGON – PHA-AN
Giorno 03: PHA-AN – KYAIKTHYIO
Giorno 04: KYAIKTHYIO – YANGON
Giorno 05: YANGON / LA MISTICA BAGAN
Giorno 06: BAGAN
Giorno 07: BAGAN
Giorno 08: BAGAN – PAKKOKU – MONYWAR
Giorno 09: MONYWAR – MANDALAY
Giorno 10: AMARAPURA – LE COLLINE DI SAGAING
Giorno 11: MINGUN – MANDALAY
Giorno 12: MANDALAY – PINDAYA (overland)
Giorno 13: LE GROTTE DI PINDAYA –KAKKU- INLE
Giorno 14: LE COLLINE DI INTHEIN E LE TRIBU’
INTHA SUL LAGO INLE
Giorno 15: INLE
Giorno 16: LAGO INLE
Giorno 17: INLE – ESCURSIONE A SAGAR – LOIKAW
Giorno 18: LOIKAW
Giorno 19: LOIKAW / YANGON
Giorno 20: PARTENZA
Caldo in Italia e caldo e pioggia avremo in vacanza. Siamo preparati al monsone, ma più che altro desiderosi di vedere e rivedere questa mitica nazione : la Birmania, un tesoro non conosciuto, di cui poco si parla in Europa causa il regime militare. Siamo curiosi di sapere come vivono con il nuovo regime e se è vero che la globalizzazione ha già colpito anche qui, che la Cina si sta acquistando a basso prezzo tutte le loro ricchezze (oro e tek).
9 agosto
Voliamo con Emirates, arriviamo a Yangon in mattinata e ci sistemiamo in albergo. Il tempo è grigio e pioviggina. L’hotel Reno è carino, pulito e sono molto gentili. Il giorno seguente scopriamo un’ottima e abbondante colazione. Giusto per entrare in atmosfera della vacanza alla sera decidiamo di cenare all’HRC situato al top di un grande magazzino assieme ad altri 15 locali molto carini (i nachos sono stupendi)
2 giorno Partiamo al mattino presto in macchina e 6 ore di trasferimento sotto una pioggia battente in una zona completamente allagata (stato Karen) Phan-ha. Dovevamo visitare delle grotte ma con la pioggia non riusciamo a raggiungerle perché la strada è allagata. Però ne vediamo altre, che in realtà sono delle sculture inserite in nicchie ricavate da rocce calcaree strapiombanti. Pare siano del 7° secolo (comunque carine). Poi andiamo a vedere un pinnacolo calcareo con in cima un piccolo monastero dove vive un eremita.
L’hotel per la seconda notte è molto bello ma è isolato e in questo periodo siamo gli unici clienti, è costruito contro una formazione calcarea strapiombante e subito dietro la nostra camera, a terra, ci sono dei giganteschi massi che sembrano appena caduti dalla parete retrostante. E’ un po isolato e alla sera ceniamo li, ma fa effetto essere gli unici turisti.
Partenza al mattino verso Bagoo per visitare un mercato, ma è sabato ed uno dei 4 giorni in tutto l’anno quando i buddisti fanno shabat e digiunano e quindi tutti i mercati sono chiusi. Ripartiamo e ci dirigiamo verso la roccia d’oro (160 km da Yangon) Per strada incontriamo un pastore di anatre che attraversa la provinciale per portarle a fare il bagno (sono circa 200). E’ stranissimo vedere come le anatre stiano tutte molto unite ed ubbidiscano ai suoi richiami.
Proseguiamo fino alla stazione di partenza dei pullman pubblici (in realtà sono dei camion dove nel retro hanno disposto una serie di panche dove si stipano 40 passeggeri) e non partono finchè non sono pieni. Esiste anche una nuova cabinovia, ma nessuno la prende… troppo nuova!
Golden Rock vale la vistia alla Birmania.Il camion ci porta su per una strada tortuosa fino in cima dove c’è il nostro albergo, a 10 minuti a piedi la roccia d’oro sospesa. Durante il tragitto inizia a piovere. Già alla sera visitiamo la roccia in un atmosfera irreale Siamo immersi nella nebbia su di una spianata di marmo bianco e la gente con i suoi impermeabili colorati sembra galleggiare nel nulla. Il giorno seguente la pioggia continua, così non riusciamo a vederla con una buona luce: peccato.
Golden Rock La roccia è un masso tondeggiante di granito in bilico su di una rupe a contatto con la roccia sottostante veramente per pochi centimetri. Il colore oro è dovuto al fatto che i fedeli come atto di devozione vi si arrampicano per applicarvi sottili laminette d’oro. In hotel ci fanno vedere un video dove alcuni monaci spengono la roccia d’oro e la fanno dondolare, ma questa non cade. La Birmania è in una zona fortemente sismica, molti monumenti sono stati ripetutamente danneggiati e ricostruiti, ma la roccia d’oro non si è mai mossa dalla sua posizione apparentemente in equilibrio precario. Sopra la la roccia è stato costruito un reliquiario dove pare sia conservato un capello di Buddha ed il mantenimento dell’equilibrio viene attribuito alla presenza della reliquia. Torniamo in hotel, e la pioggia continua ad aumentare fino a raggiungere un’intensità assolutamente inimmaginabile. ( siamo o no nei mesi del monsone?)
Da KYAITHYIO ripartiamo all’alba sul solito camion scoperto (bagnati fradici) poi in macchina verso Bagoo.
A Bagoo visitiamo 4 diversi siti religiosi Tutti molto carini, si pranza in un ristorante in una bella casa tradizionale di legno
Raggiungiamo verso le 3 e mezza Yangon e così andiamo al mercato coperto dei souvenir. Ci sono molti negozietti, ma tutti con le stesse cose, spesso di produzione cinese, però vediamo alcuni minerali ma niente di che. Visitiamo un bel negozio di antiquariato ma non trovo il Buddha che cerco dal mio viaggio in Laos. Ceniamo ed a letto presto perché domani sveglia alle 4 per prendere l’aereo per Bagan
Arriviamo verso le 8 a Bagan. Per il volo interno abbiamo un aereo a elica, e l’aeroporto è molto spartano, in compenso vediamo dall’alto tutte le zone allagate dal monsone: acqua a perdita d’occhio.
Prima visita al mercato locale di alimentari (molto interessante) E’ sorprendente come nonostante vendano molto pesce non ci sia nessun cattivo odore. Poi visita alla Shwezigon pagoda ed un giro per pagode minori
Il viaggio si stà rilevando molto piacevole, piove di meno e tra le numerose soste visitiamo un orfanotrofio gestito da monaci dove tutti i bambini sono vestiti da monaci. E’ molto comune in Birmania che i giovani passino anni a studiare presso i monasteri, e dopo un po di anni possono decidere se continuare come monaci o ritornare alla vite comune. Anche la nostra guida aveva studiato per 10 anni presso i monaci, adesso ha una famiglia e 2 figli, ma il suo modo di comportarsi è degno di un vero monaco buddista.
Bagan è famosa per la quantità di templi che sono sparsi tutto attorno, e queste foto sono come me la immaginavo. Un pò come la Cambogia, e passiamo due giorni a fotografare e non mi sarei più fermato, ma quante foto ho ho scattato?
Al pomeriggio visita del tempio di Ananda, recentemente restaurato dagli indiani. Il caldo è insopportabile perché è venuto fuori il sole. Ci ritiriamo in hotel per riposarci (ci siamo alzati alle 4 e poi fa troppo caldo) Dopo un paio di ore vengono a prenderci per farci visitare altri templi tra cui Manuha e per portarci ad un belvedere panoramico per aspettare il tramonto, ma oggi dovremo rinunciare perché inizia a piovere violentemente.
6 Giorno
Visita di varie pagode tra cui Thatbyinnyu e visita ad un villaggio rurale di Minnanthu dove una ragazzina sorridente ci porta a fare visita a tutti i suoi parenti entrando in tutte le case e così possiamo vedere come vivono. L’atmosfera del villaggio è molto rilassata e da un vero senso rurale. Possiamo anche vedere come estraggono l’olio di semi
Verso sera finalmente andiamo a vedere il tramonto sul fiume, dove è in allestimento un festival locale, il tempo non ci assiste, ma almeno non piove. Alla sera per cena andiamo sempre al SANON TRAINING RESTAURANT consigliatissimo per la varietà del menu, la qualità, l’originalità e non ultimo è una scuola per cuochi e aiuta i ragazzi ad apprendere un lavoro.
7 giorno Bagan
Ci organizziamo con un tuk tuk cui chiediamo di portarci subito lungo il fiume per assistere alla gara tra canone che rappresentano due villaggi. Aspettiamo due ore tra il pubblico. I venditori di gelati e palloncini fanno affari con tutti i bambini presenti. Alla fine con grande delusione del pubblico una delle due barche (con tanto di 20 vogatori) si rovescia a due metri dal traguardo.
Proseguiamo con il tuk tuk lungo la strada che costeggia il fiume fino al mercato della vecchia Bagan (che non è un gran che) poi visitiamo alcuni templi non visti il giorno prima e il museo archeologico, che è molto interessante. La cosa più curiosa è la ricostruzione con parrucche di 52 pettinature pazzescamente elaborate per donne e 5 per uomini, copiate dagli affreschi dell’undicesimo secolo. Dopo pranzo torniamo in camera e quando diminuisce il caldo riprendiamo le visite
Il ragazzo del tuktuk ci porta a un meraviglioso monastero di legno nero intagliato e raggiungiamo una deliziosa piccola pagoda della riva del fiume dove c’è una pace surreale. Visitiamo anche un grazioso tempietto con una scala ricoperta di tettucci digradanti e 4 pinnacoli candidi con la cima dorata. Un americano sta li mezz’ora a contrattare un dipinto che rispecchi il giorno della settimana in cui è nato. Alla sera andiamo su un tempio affollatissimo di turisti per vedere il tramonto ma il cielo è troppo nuvoloso e non si colora. Anzi piove.
8 giorno
Partenza da Bagan e visita di Pakokku (Pakokku è la città più grande della regione di Magway in Myanmar) Lungo la strada passiamo in una fabbrica di infradito (perché la nostra guida che è piuttosto simpatica voleva comprarsi dei sandali) Visitiamo il monastero dove la nostra guida (che ha studiato da monaco per 10 anni) ha studiato per un anno. Gironzoliamo per l’enorme complesso monastico e entriamo in un’aula dove dove era in corso lo studio delle scritture.
Proseguiamo per il mercato, che è piuttosto interessante. Ad Alessandra però sembra che la gente 20 anni fa si facesse fotografare più volentieri. Forse ormai sono stufi dei turisti. Proseguiamo poi con la visita di un piccolo villaggio rurale. Una comitiva di donne si stipa nel cassone di un camion per andare a trovare dei parenti in un villaggio vicino in occasione della morte di un cognato. Portano con se dei lime, un po’ perché aiuta chi patisce il mal d’auto, un po’ perché protegge dai ladri. Vediamo le tipiche case, la casa di chi lavora il legno, del fabbro e di vari contadini
roseguendo verso Monyvar visitiamo una stupefacente località: Shwe Ba Thaung dove da un unico blocco di arenaria è stata scolpita un intera città di templi con frontali scolpiti decoratissimi e Buddha interni.
Alle grotte di PO WIN DAUNG ci sono più di 900 Buddha dentro caverne e la maggior parte è molto ben conservata. Merita sicuramente una lunga visita. Ci sarebbe da fermarsi ancora un giorno per poter vedere con più calma. Già cosi non abbiamo fretta e possiamo fermarci quando vogliamo, ma un giorno in più ci starebbe bene.
Alla sera, dopo queste due visite arriviamo veramente distrutti, anche perché il caldo non ha mai mollato. Ma non venire qui sarebbe un’eresia, in quanto posti unici al mondo. Oltretutto abbiamo trovato solo due turisti tedeschi. Non oso pensare quando ci sono interi pullman all’interno delle grotte!!!a
Al nostro stupendo hotel arriviamo insieme ad un ministro e tutto il suo seguito. L’hotel è elegantissimo, bellissima piscina ma la stanza non rispecchia l’esterno, nonostante sia spaziosa e pulita. Così per cena andiamo in paese e troviamo un ristorante molto carino, sito in un giardino e con cameriere elegantissime. Ma le tovagliette sono sporchissime ed il cibo non è un granché. In compenso spendiamo 15 € in due e all’uscita il proprietario del ristorante si offre di portarci gratis in hotel con il suo van.
9 giorno
Ottima colazione e partiamo da Monyvar verso Mandalay, lungo la strada visitiamo una tosteria di arachidi. Scopriamo che tostare le arachidi comporta un lavoro molto duro in un ambiente infernale. Le donne lavorano essenzialmente di notte vicino a bracieri a carbone. Il lavoro è completamente fatto a mano (sgusciatura, tostatura rimozione delle pellicine, insaccamento) e spostano pesi enormi. Le foto non rendono idea del lavoro.
Sosta presso una fabbrica di noodles. Anche in questo caso il lavoro è durissimo. C’è chi lavora con le mani nell’acqua bollente, chi porta carichi assurdi, chi gira in tondo come un asino ad un impasto per mescolarlo.
Proseguendo visitiamo anche una fabbrica di argenti. Qui gli operai seduti a terra fanno lavori a sbalzo intricatissimi su ogni genere di manufatto. (non compriamo l’argenteria ma delle bellissime perle) Poi ci dirigiamo a Tambodday ed un enorme monastero con migliaia di Budda di tutte le dimensioni, da non perdere, forse nell’India del sud si può vedere qualcosa di vagamente simile. Ma questo è unico. In un laghetto una giovane coppia dona dei biscotti ad una tartaruga. Hanno in braccio un bimbo di una decina di mesi che prende un biscotto, ne mangia un pezzo facendo a metà con un cane randagio. Anzi lo fa mordere al cane e mangia quello che resta (I genitori presi dalle tartarughe non ci fanno caso).
Proseguendo il viaggio visitiamo un Buddha in cemento armato che contiene 32 piani di esposizione di quadri che raccontano aneddoti della vita del Budda e che rappresentano i 32 livelli che possono raggiungere le anime. Prima saliamo su una magnifica pagoda con una vista molto ampia sulla pianura di Mandalay in parte allagata dalla piena dell’Hirawaddy
Arriviamo in albergo a Mandalay ed andiamo subito in piscina (sul tetto dell’Hotel) poi ci facciamo fare un’ora di massaggi nella SPA con miele e succo di lime .Il massaggio non è male ma non è paragonabile a quelli che si fanno in Thailandia. Ceniamo in un bel ristorante tipico birmano, i dolci sono stranissimi, quasi completamente senza gusto e di consistenza gelatinosa. Simili a semolini secchi.
10 giorno
Di prima mattina visita al mercato della giada (Jada Market). Molte vie sono occupate da venditori seduti per terra che mostrano su di un tappeto i loro pezzi di giada grezza. La maggior parte delle pietre sono tagliate in due e lucidate. Entriamo nel mercato vero e proprio, e solo i turisti pagano un fee. Nel mercato quelli seduti nei tavoli sono i compratori che esaminano su vassoi bianchi con una pila portatile i pezzi che vengono loro portati dei venditori che fanno il giro da tutti i compratori finché non riescono a piazzare i loro pezzi al prezzo desiderato. Compriamo qualche collana ma perdiamo un sacco di tempo perché la guida ci dice che il venditore deve farci una dichiarazione se no in frontiera rischiamo di vederci sequestrare tutto, ma noi abbiamo lasciato i passaporti in macchina e senza passaporto la dichiarazione non si può fare. (risultato che dobbiamo tornare il giorno dopo)
Abbiamo passato al mercato un’ora e ci saremmo potuti fermare per un giorno a fare foto.Tantissime occasioni di vedere un mondo. Dai personaggi, ai monaci per finire alla sala da bigliardo.
Poi ci trasferiamo nel monastero di Mahagandayon dove assistiamo al pasto di circa 2000 monaci. E’ una tappa fondamentale nel viaggio in Myanmar. Qui si possono fare centinaia di foto, ma purtroppo con tutti i turisti che si vedono risulta molto difficoltoso fotografare. Oltretutto si perde l’atmosfera dell’evento. Comunque visitiamo anche le cucine e altri locali del monastero che è aperto al pubblico.
Andiamo a passeggiare sul ponte di Ubin che è una passerella di 2 km che attraversa una lago poco profondo. Nell’acqua alcuni uomini pescano in un modo stranissimo: sono completamente immersi lasciando galleggiare la canna da pesca e vediamo catturare alcuni pesci coloratissimi. C’è moltissima gente. Ci sono in giro anche molte suore perché oggi è uno dei due giorni la settimana dove devono farsi donare il cibo da sole per strada. Stravolti dal caldo pranziamo in un locale carino non lontano, poi visitiamo un monastero con la pagoda di Mahamuni ricchissima dove tutto è d’oro.
Vediamo la bottega di un intagliatore di legno. Una fonderia di bronzo dove realizzano statue di bronzo con il metodo della cera persa. Andiamo anche nella via degli scultori in marmo dove le persone lavorano senza alcuna mascherina o protezione immerse in una nuvola di polvere bianca.
Visitiamo ancora un altro monastero con un edificio di legno scuro molto intagliato. Dovremmo ancora vedere la realizzazione delle foglie d’oro che si attaccano sulle statue nei monasteri ma siamo stanchi ed andiamo in albergo dove ci tuffiamo subito in piscina. Poi ci facciamo massaggiare i piedi. Per cena andiamo a vedere un centro commerciale, che è molto deprimente. Non vi è lo spazio del cibo. Così troviamo una pizzeria tipo pizza Hut e mangiamo una pizza hawaiana strasottile e croccante.
11 giorno Mandalay
Al mattino appena usciti ritorniamo al mercato della giada perché la nostra guida insiste che è necessario avere un certificato di acquisto. Lasciano entrare nel mercato con il biglietto del giorno prima solo me e la guida. Arriviamo al negozio del vecchio cinese dove abbiamo acquistato ieri mentre sta aprendo negozio, così lo aiutiamo a mettere fuori i banchetti ed i tavolini. Dobbiamo aspettare moltissimo che arrivi la sua impiegata per compilare la dichiarazione doganale , perché il cinese deve essere analfabeta. Dato che iniziamo a dare segni di impazienza, inizia a guardarmi in faccia ed a parlare fitto fitto. La guida traduce un po’ si un po’ no. In sostanza dice che i cinesi leggono il viso, e che dai miei tratti somatici sono una bravissima persona, bellissima…. etc. Etc. Dopo un po’ mi regala anche un anello di giada. Finalmente usciamo con il certificato.
Finalmente arriviamo al fiume dove dobbiamo imbarcarci su una bella barca di legno, ma per salire dobbiamo passare su una serie di passerelle piuttosto lunghe larghe 15cm e senza mancorrenti.
La navigazione sul fiume ci permette di vedere come vivono le persone che abitano nelle palafitte lungo la riva. Visitiamo il massiccio blocco di mattoni che costituisce il tempio incompiuto di Mingun: Pagoda di Aung Myay Lawka. In seguito saliamo sul tempio bianchissimo poco distante, molto suggestivo per fare foto e quindi attraversiamo un piccolo villaggio, con annesso mercato per turisti, ma con un negozio di quadri molto interessante in quanto originale, poi torniamo indietro con la barca. La guida ci racconta che 3 km più in su ci sono i delfini di acqua dolce che collaborano con i pescatori e fanno convergere il pesce nelle reti. Pranziamo in un ristorante Thai buonissimo.
Attrazione molto singolare su questo lembo di riva è la campana di bronzo di Mingun, la seconda più grande al mondo. Comunque tutta questa parte di isola è piena di attrazioni turistiche importanti
Caldo caldo caldo ma ne vale la pena. Importante non stare con i piedi sul marmo bianco bagnato, scivolare è il minimo. Questa costruzione è fonte di pellegrinaggio, ma anche di passatempo per la gente. Molto bello. ma più interessante è vedere tutti i birmani che passeggiano.
La Pagoda Hsinbyume è una grande pagoda sul lato settentrionale di Mingun nella regione di Sagaing in Myanmar, sulla riva occidentale del fiume Irrawaddy. Si trova a circa 10 chilometri a nord-ovest di Mandalay e si trova in prossimità del Mingun Pahtodawgyi
Tornati visitiamo un primo monastero in legno intagliato, Finalmente vediamo fabbricare le famose placche d’oro da applicare sul Buddha (a suon di mazzate, per 6 ore). Visitiamo un’oreficeria per vedere i rubini grezzi
Palazzo reale Mandalay Palace (ricostruito dopo un incendio) L’area è molto complessa e vasta, specialmente guardandola dall’alto della torre di osservazione. I locali passano ore a gironzolare per questi antichi palazzi vuoti e i ragazzi si scattano una valanga di selfie.
il sito più importante di Mandalay, pertanto va visto assolutamente. Salite in cima alla torre lignea per avere una visione complessiva del palazzo reale.
Dopo visitiamo il monastero di Shwenandaw fatto di legno intagliato più famoso, ma purtroppo non è più in uso ed è diventato un museo. Ha perso tutto il suo fascino
Saliamo sulla collina sopra Mandalay dove da un tempio vediamo un panorama bellissimo e vasto. C’è una classe di piccole suore deliziose(dai 3 anni in su) . Con dispiacere vediamo arrivare il solito monsone pomeridiano che tra poco troveremo sulla strada del ritorno.
Dato che di giocare a golf non se ne parla visto il monsone andiamo almeno al pro-shop perché cerco dei regalini per gli amici, come alza pitch con il logo del campo, ma non troviamo nulla. Non è usanza in Myanmar logare gli accessori. Inizia a piovere fortissimo Dopo 20 minuti la città è completamente allagata e l’acqua arriva i mozzi delle ruote. Ci riposiamo, poi ceniamo in un BBQ sotto l’hotel. Come di conseguenza alla pioggia ogni tanto manca la corrente. Nel BBQ coreano si sceglie il cibo da un frigorifero e poi loro lo cucinano (per Gian nel Wok, per me sulla brace) Il risultato è buonissimo e spendiamo circa 8 € in due. Penso di ordinare una birra invece mi arriva una bibita che sembra succo di mirtillo gasato. Scopriamo che è un mix di vini cinesi reso frizzante con l’acqua mineral
12 giorno
Partenza al mattino. Lungo la strada la guida ci fa visitare un produttore di croccanti di ceci suo un amico, ed all’apparenza è molto ricco grazie all’idea di produrre dei croccanti di ceci interi lasciati macerare una notte in acqua, lavati ,spolverati con la farina di riso e messi a friggere. (sono buonissimi). Poi visitiamo poi la casa della nostra guida. Si capisce subito che il padrone di casa è la suocera. (nel soggiorno sono parcheggiati alcuni motorini, ma ci tengono subito a precisare che non sono loro ma che la suocera ripara motociclette e vende pezzi di ricambio) Sono tutti molto carini e gentili. La guida mi regala una cartina di 36 campioncini di minerali di una miniera del nord del Myanmar. Ci offrono ogni sorta di spuntino con il te.
Dopo la classica foto ricordo partiamo verso Pindaia . Attraversiamo una catena montuosa, piuttosto alta, coperta di foresta, poi una bellissima e ricchissima campagna coltivata, dove vediamo ogni sorta di frutta ed ortaggi. Enormi distese di cavoli nei quali è in corso la raccolta. Facciamo una piccola deviazione per vedere un piccolissimo lago di un blu intensissimo. E’ all’interno di un bosco, il cielo è grigio. e se non sapessi che non lo è, potrei pensare che sia colorato artificialmente. Nonostante sia piccolo e poco profondo dentro ci sono dei pesci enormi. Li accanto ci sono alcune bancarelle che vendono prodotti locali e una discreta quantità di orchidee selvatiche. Compriamo un litro di miele selvatico in una bottiglia di whisky riciclata.
Mangiamo a Pindaya in un ristorante lungo il lago artificiale con una veranda di legno, ottimo!.La guida ci lascia in B&B che è una casa molto bella, ma spersa in mezzo alla campagna e piuttosto lontana dal paese. Ci facciamo accompagnare dalla guida in paese, facciamo 4 passi e riusciamo a procurarci un rotolo di scotch americano per sigillare il miele che non sembra ben chiuso e per aggiustare i miei sandali che si sono rotti e poi… non si sa mai. Incontriamo un anziano signore che parla inglese, è una guida per il trecking, e gestisce un negozio di vecchi oggetti.
Per tornare indietro ci facciamo portare da un calesse malandato con un vecchio cavallo magrissimo. La strada è in salita e dato che il cavallo ci fa pena, l’ultimo tratto lo facciamo a piedi. Il cocchiere è contentissimo in quanto abbiamo pagato la corsa per intero. Mangiamo in albergo, anche perché ci dicono che alle 10 spengono il generatore. Il pasto non è un gran che in compenso è carissimo (per gli standard locali) . Alle 8 siamo già a letto.
13 giorno
Al mattino, con la nuova guida visitiamo le grotte di Pindaya. Migliaia di Buddha di tutte le dimensioni in mezzo a stalattiti e stalagmiti. La visita dura in tutto 2 ore, quindi potevamo saltare la sosta notturna. Visitiamo una fabbrica di ombrelli di carta e bamboo. Proseguiamo verso Inle fermandoci a riprendere i contadini al lavoro e dei carretti di cavoli
rriviamo all’hotel U Bin che con nostro sommo piacere (anche perché dovremo starci 4 notti) è una meraviglia, la nostra camera è di circa 80 metri quadrati, è una villetta su palafitta interamente in teak e con un enorme vetrata con una vista stupenda sul lago.
cenare nel paese Nel pomeriggio facciamo una passeggiata verso il villaggio (dove non c’è praticamente nulla) e torniamo di corsa (letteralmente) perché inizia a piovere. Invece di (come ci ha suggerito la guida) ci fermiamo a cenare in albergo perché il ristorane è magnifico e la cucina si rivela all’altezza. Ceneremo sempre qui, anche perché il menù è vario e il prezzo onestissimo.
Lago INLE . una tappa che tutti hanno nei loro programmi. Sicuramente 4 giorni non sono troppi. Nonostante sembri che non ci sia molto da visitare, i dintorni offrono moltissimi spunti.Già solo passare 2 giorni sul lago a fotografare i pescatori è un tempo giusto, mattina, sera e poi di giorno. Abbiamo scoperto tutti i tipi di pesca e di raccolta delle alghe che usano come concime. E poi andare ai loro mercati, che se si ha tempo si può visitare con calma anche la zona con i locali.
14 giorno
Fin dal mattino partiamo con una barca dal pontile dell’Hotel. Andiamo subito al mercato su lato sud del lago. Una prima parte è per turisti con un sacco di souvenir. La seconda parte, è per i locali e ci sono parecchie donne Pao in costumi tradizionali (tunica nera o blu scuro e turbante coloratissimo) Qui compriamo parecchi regali in quanto ci sembrano di artigianato locale e fotografiamo all’impazzata.
Sul lago visitiamo una tessitura. Vedere come lavorano è come sempre molto bello però i prodotti sono esageratamente cari anche se vendono tessuti in cotone, seta e gambi di loto, molto belli. Proseguiamo il giro visitando la bottega di un argentiere che ci mostra il minerale grezzo che contiene (solo) argento, rame, alluminio . Riscaldano la pietra macinata per far evaporare l’alluminio, poi trattano con acido per sciogliere il rame che resta in soluzione (che poi rivendono) e fa precipitare l’argento, che poi fondono per poterlo lavorare.
INTHEIN
Pranziamo in un ristorante su un canale del lago poi ne scendiamo uno lunghissimo fino alle colline di Inthein dove ci sono centinaia di piccole pagode, in parte antiche bellissime, in parte purtroppo restaurate. Per i Birmani restaurare significa demolire e ricostruire (malissimo) In mezzo alle pagode si snoda un portico di 1800 mt pieno di bancarelle di oggetti bellissimi. Ottimo per fare foto, visto le ombre del colonnato. Qui, per tutto il percorso ci sono bancarelle di souvenir, e a differenza di altri posti la qualità è ottima e si vedono anche borse tipiche del luogo.
INTHEIN STUPA MYANMAR
Al ritorno sul canale ci becchiamo un acquazzone fortissimo. Nonostante la mantella impermeabile ed un ombrello enorme tirato giù fino ai piedi ci bagniamo tantissimo. Visitiamo la pagoda principale del paese e poi girovaghiamo tra gli orti galleggianti fotografando i contadini, che creano queste isole galleggianti di giacinti d’acqua concimandole con le alghe del lago
FISCHERMAN INLE LAKE
Sulla via del ritorno verso l’albergo incontriamo finalmente i classici pescatori con la rete forma di cono. Uno di questi ci vede ed inizia a fare poco credibili acrobazie su un piede solo. Fa il matto per un buon quarto d’ora per permetterci di fotografarlo Si accontenta di una mancia modesta. Tornati in albergo troviamo una bella fioritura di fiorii bianchi ( di una varietà che non ho mai visto, ma potrebbero essere castagne d’acqua) che galleggiano sul pelo dell’acqua. (ma l’acqua ha il pelo?) Il cielo al tramonto non si colora, ma compare un arcobaleno. Lungo il molo vediamo i pesci che saltano fuori dall’acqua.
15 giorno
Partenza in auto dall’hotel verso Nord e raggiungiamo alle 9,30 una Vinery sulle colline (piove ed il cielo è completamente chiuso). Che strano programma: la degustazione dei vini birmani alle 9,30 del mattino non penso sia una buona idea, così proseguiamo. Arriviamo a kakku un posto isolato nelle colline dove a fine 800 è stato notato un bagliore nella foresta e si sono scoperte centinaia di piccole pagode con la punta dorata risalenti al 1200. Il posto è bello ed i restauri di alcune pagode sembrano essere stai fatti con un po’ più di criterio che negli altri posti.
KAKKU
Pranziamo in un posto molto bello e molto pulito vicino alle pagode. Ale scivola su tre gradini di marmo bianco bagnato e batte violentemente la schiena e la testa. Ha subito ho un gran mal di testa e voglia di vomitare ma, per fortuna ha battuto sui capelli che aveva raccolto in uno spesso nodo, e così non si è rotta la testa. La schiena subito non fa male, ma poi peggiora un pò.
Lungo la strada visitiamo un mercato del bestiame. Esperienza unica, in quanto sembra di essere tornati indietro di 200 anni. Ma non visitiamo i villaggi etnici che c’erano sul programma (solo che ce ne accorgiamo soltanto alla sera rileggendo il programma)
Al ritorno ci portano a vedere una lunga passerella che attraversa una parte di lago, costruita per gli scolari che sono troppo piccoli per andare in barca da soli.
nga phe kyaung monastery
Questo monastero una volta era molto affollato di gatti, famosi per il loro addestramento a saltare. Ora ce ne sono solo pochi, malati e dormono tranquillamente. Anche i monaci sembrano in catalessi
Finalmente un’ altra Vinery e questa volta degusto Chardonet, Moscato, Pino nero, Shiratz. L’unico decente è il Moscato (anche se sinceramente il nostro è più buono) però bisogna dire che hanno iniziato a vinificare soltanto 20 anni fa e si sono fatti insegnare da un tedesco e da un francese (non hanno consultato i migliori). Torniamo in albergo e prendiamo una barca per vedere di nuovo i pescatori. Scattiamo ancora un po’ di foto. Dopo doccia, Lasonil per Alessandra e cena (come sempre ottima) ed in compagnia di una coppia di Crema simpatica, e poi a nanna
16 giorno
Giornata in barca. Puntata ad un altro mercato galleggiante. In realtà questo è su lingua di terra. La maggior parte è per turisti ma una parte è locale e vendono frutta e verdura. Fotografiamo praticamente tutti i pescatori ed i raccoglitori di erbe acquatiche del lago. Camminiamo in un villaggio dove avremmo dovuto vedere dei pipistrelli ma non li troviamo. Alla fine andiamo a rivedere il pontile del giorno prima ma questa volta c’è il sole. Torniamo in albergo prima che si scatenino piogge torrenziali (che in parte risparmiano il nostro albergo).
17 giorno
Alle 8 si parte dal molo dell’albergo su di una lancia (con tutti i nostri bagagli) e la guida. Scendiamo lungo il lago Inle fino all’estremo sud. Ci infiliamo in un canale e scendiamo per più di un’ora attraverso un canale che dapprima passa attraverso risaie poi attraverso colline coltivate a grano turco, arachidi, patate. Poi passiamo attraverso boschi di bambù
Ci fermiamo alla capanna di una signora gentilissima che ci fa vedere come si fanno i vasi di terra-cotta. Con un tornio che fa girare con le dita di un piede o con la mano sinistra, nel giro di pochi minuti realizza vasi tazzine posacenere ed una varietà di oggetti Alla fine ci farebbe piacere comperarle qualche cosa , ma non riusciamo a trovare nulla, anche perché quasi tutte le coppette sono o rotte o scheggiate. Proseguiamo lungo il canale fino ad un altro lago.
Ci fermiamo alla capanna di una signora gentilissima che ci fa vedere come si fanno i vasi di terra-cotta. Con un tornio che fa girare con le dita di un piede o con la mano sinistra, nel giro di pochi minuti realizza vasi tazzine posacenere ed una varietà di oggetti Alla fine ci farebbe piacere comperarle qualche cosa , ma non riusciamo a trovare nulla, anche perché quasi tutte le coppette sono o rotte o scheggiate. Proseguiamo lungo il canale fino ad un altro lago.
Percorriamo poi tutto il lago che è lungo almeno tre volte il lago Inle (che è lungo 12km). Dapprima è una palude, poi diventa più profondo. Nella parte paludosa ci sono dei pescatori ed altri che raccolgono verdure selvatiche. Poi, dato che il cielo è brutto ed ogni tanto piove si alzano anche parecchie onde. Procediamo a tutta velocità finché alla mezza arriviamo a Sagar dove mangiano in un ristorante locale che ha dell’orrido dal punto di vista igienico.(però è l’unico accettabile per noi occidentali). Con i bagagli saliamo su di un bellissimo fuoristrada.
La guida ci dice che la zona è da poco aperta al turismo per via dei problemi relativi alla coltivazione dell’oppio ed alla presenza di gruppi ribelli. La zona è cristiana e vediamo chiese cattoliche un po’ dappertutto. Chiediamo come mai solo in quella zona abbiano operato i missionari e ci dice che probabilmente è perché mentre il resto del Myanmar è sempre stato buddista, qui le popolazioni erano prevalentemente animiste ed è stato più facile convertirle. Ormai i sacerdoti sono tutti birmani. Raggiungiamo la diga in terra che delimita il lago grande e scopriamo che è alta poco più di 6 metri. . La diga è in zona militare ed otteniamo il permesso di passarci a valle . La diga è un risarcimento di guerra da parte dei Giapponesi. L’emissario della diga più a valle crea una cascata che è sfruttata per produrre energia idroelettrica. Percorriamo poi per un’altra ora un strada tortuosa fangosissima (il nostro autista ha paura e si vede che non sa guidare sul fango)
Raggiungiamo un villaggio popolato dall’etnia Liu Scio. La guida ha comprato ad uno spaccio alcuni pacchi di biscotti da regalare ai bambini nelle case che visiteremo. Fuori del negozio un manifesto spiega come riconoscere i più diffusi tipi di mine anti-uomo. Ci fa entrare in due o tre capanne di bambù (piove a dirotto) posate su un terreno molto fangoso. All’interno vivono famiglie con bambini bellissimi ed alcune anziane che vestono gli abiti tradizionali. Nonostante ci siano diversi recinti con i maiali non c’è il minimo odore sgradevole. In una capanna notiamo due fucili e chiediamo se gli abitanti vadano a caccia. Ci risponde di si. Chiediamo che animali ci siano li intorno e ci risponde. “Ormai poche cose, cervi e cinghiali e nei boschi di bambù i panda”
Ci sorprendiamo. Gli chiediamo se i panda siano protetti e ci risponde di no, che si possono cacciare, ma che comunque è quasi impossibile prenderli perché sono furbi e se ne vanno prima che arrivino i cacciatori (mah!!) . Chiediamo di che tipo di panda si tratti e ci risponde che sono quelli bianchi e neri perché i panda rossi non ci sono.
Finita a visita raggiungiamo Loikaw. Il nostro albergo è nuovo e molto bello, è di proprietà di una bellissima ed elegantissima signora birmana e di suo marito che è un fotografo tedesco che ha fatto numerose pubblicazioni sulle etnie locali. Ci fanno lasciare le scarpe fuori dalla porta dell’albergo per non rovinare i pavimenti in tek.
18 giorno
Alla mattina presto visitiamo il mercato alimentare (non un gran che perché siamo con luna piena ed il mercato nei periodi di luna piena e di luna nuova non c’è). Però ci sono solo alcuni venditori esterni Proseguendo facciamo tappa sul terrapieno della diga in terra dove c’è un elefante ed alcune bambine giraffa. L’elefante si lascia accarezzare in quanto i suoi proprietari vivono vendendo banane e canna da zucchero ai turisti che vogliono dare da mangiare all’elefante. (tutto sommato all’elefante poteva andare peggio).
Raggiungiamo un villaggio di montagna con una chiesetta di legno fatta da un missionario italiano. E’ commovente nella sua semplicità. Entriamo in casa di una famiglia dove un’anziana donna giraffa (per mezzo della guida che parla il suo dialetto) chiacchiera con noi.
Birmania significa sicuramente DONNE GIRAFFA. Ormai non ce ne sono più tante, molte portano il collare solo per i turisti. Le tradizioni stanno scomparendo velocemente. Qui abbiamo passato un’ora con questa antica signora, molto simpatica e vivace, anche se dalle foto non penso di essere riuscito a rappresentarla al meglio.
Visitiamo alcune bancarelle dove ci sono delle donne giraffa che in cambio di un acquisto, anche modesto, si lasciano fotografare volentieri
Pranziamo in un ristorante lungo la strada, semplice ma buono e proseguiamo per un villaggio di etnia Liu Shan. Sono animisti e ci spiegano i loro principali riti religiosi. La lettura delle ossa di pollo, i totem (che erigono a ottobre quando uccidono un maiale che dividono tra tutti gli abitanti ed offrono anche a chi passa) ed altri più piccoli (che vengono eretti in primavera quando si pianta i riso). Veniamo accolti nella casa di una coppia di anziani con gli abiti tradizionali che suonano per noi, queste tradizioni scompaiono e i costumi tra qualche anno non ci sarà più nessuno che li usa.
Lungo il percorso la guida ci porta a uno strano lago dove appare ogni tanto una collinetta di terra da cui sgorga l’acqua. La collinetta sembra un grosso ombrello aperto. La leggenda vuole appunto che sia un ombrello perso da una principessa in fuga.
Torniamo in città e saliamo poi su al “monastero delle montagne divise”. Sono due pinnacoli calcarei che, non si sa come, emergono da una pianura completamente piatta. Su di essi hanno costruito diverse pagode e ponti e passerelle che li collegano ed una scala che scende ripidissima (e scivolosa) con un parapetto molto basso. Dietro la montagna è però nascosto un ascensore.
Giorno 18
Partenza alle 9,45 da Loikaw con l’aereo A Yangoon ci aspetta Gloria, la guida dei primi due giorni. Passiamo davanti alla casa di Aung San Su Kyi e lungo la strada ci fa vedere un parco dove 3 poveri elefanti vivono incatenati tutto il giorno, per essere visibili dai turisti e lasciati liberi solo alla sera. Ci fanno una pena infinita, tantopiù che la pagoda è immersa in una boscaglia e quindi potrebbero essere parzialmente liberi.
Prendiamo il traghetto ed andiamo in un quartiere che si chiama Dala. Già il traghetto è un’esperienza. E’ a due piani stracarico di gente compresi risciò e carretti dei ristoranti ambulanti. Dala è un insieme di baracche distribuite su canali, con tanto di scuola, caserma della polizia, ospedale etc. C’è purtroppo immondizia ovunque . Ci portano tre risciò a pedali (uno per ciascuno). Il sedile è molto stretto e Ale resta incastrata ma le aggiungono un cuscino. (Credo sia un limitatore di taglia per scoraggiare i viaggiatori obesi) Visitiamo un negozio dove tre ragazze confezionano bellissime borsette con materiale riciclato. Sacchetti di plastica usati, tela di ombrelli rotti, camere d’aria di bicicletta, sacchi del cemento, bustine di plastica del caffè istantaneo monodose e dello zucchero. Compriamo un sacco di cose veramente belle.
Il mio guidatore di risciò suda tantissimo ed ogni tanto si tocca il cuore, facendo sentire Ale in colpa. Dimostra una sessantina d’anni ma scopro che ne ha 45. Lasciata Da la e tornati “di qua” con il traghetto ci portano al ristorante in un vecchio edificio coloniale riadattato. La guida ci spiega che durante lo Tsunami del 2006 l’acqua ha risalito il fiume per 50 km ed il quartiere di DaLa è stato completamente sommerso e spazzato via. Solo in quel quartiere sono morte molte migliaia di persone, ma all’estero non è trapelato nulla. In seguito il governo ha lottizzato il terreno e lo ha assegnato ai pochi superstiti, che si sono costruiti una casetta (o baracca) ed hanno organizzato alcune piccole iniziative per sbarcare il lunario. Mentre mangiamo, in TV trasmettono un discorso di Aung San Su Kyi, ed i camerieri sono galvanizzati. Tutti si fermano ad ascoltare in adorazione, assolutamente immobili.
Nel pomeriggio facciamo un giro nella Cina Town, che non è particolarmente tipica, se non per il caos e la sporcizia. Veniamo poi riportati in albergo per una doccia Alle 17,30 ci prelevano e portano in un incredibile edifico sul lago che è un incrocio tra una nave, una pagoda ed un cigno. Al suo interno ceniamo in un magnifico salone teatro dove si succedono spettacoli di danza, musica e burattini, tutti tradizionali di varie regioni del Myanmar. Il buffet è vastissimo e ci sono centinaia di specialità diverse. Assaggiamo un po’ di tutto, mentre seguiamo lo spettacolo che finisce alle 8,30 I turisti in questa stagione sono pochi. Solo 3 o 4 coppie ed una grossa comitiva di cinesi che al buffet si comportano come una comitiva di cavallette. Risentono di una fame atavica?
Giorno 19
Al mattino andiamo subito alla stazione dei treni, con la classica struttura coloniale, un po decadente ma bella. Facciamo 9 fermate su un treno locale, è molto pittoresco osservare la gente ed i venditori di uova e di pannocchie che passano tra alla gente accalcata. Lungo i binari baracche e sporcizia. Scendiamo e facciamo un giro in un mercato alimentare come sempre molto interessante Continuo ogni volta a scoprire frutti e verdura che non conoscevo, tanto più che a tutte le guide piace toccare e annusare la frutta, e di conseguenza ci raccontavano tutti i dettagli
Visita al Buddha coricato lungo 70 mt. Molto interessante il fatto che fosse ingabbiato in un intricatissimo ponteggio di bambù su cui si arrampicavano alcuni operai per la manutenzione quinquennale della pittura dorata. Giriamo in macchina nel quartiere coloniale. Molti edifici dell’epoca coloniale sono abbandonati ed erbe ed alberi crescono su ogni piccolo cornicione o appiglio orizzontale. Quando sono ancora utilizzati questi edifici sono molto imponenti ma allo stesso tempo aggraziati. Visitiamo la cattedrale di Saint Mary che è molto particolare. Ha solo 150 anni ed è in stile neogotico, ma i costoloni sono coloratissimi. Ha un’atmosfera tutta sua. Gironzoliamo per un nuovissimo centro commerciale, poi nel mercato per turisti dove facciamo un po’ di acquisti.tra cui uno stupendo quadro.
WEDAGON PAGODA
Alle 5 arriviamo alla Swedagon pagoda e ci stiamo fino alle 7 per vederla illuminata con i fari per la notte. E’ molto toccante vedere la gente pregare ed i monaci meditare (non tutti, alcuni guardano film sul tablet o ci fotografano con il telefonino). Scoppia uno dei soliti acquazzoni e ci rifugiamo in una pagoda laterale insieme ad una quarantina di fedeli giapponesi che pregano ad alta voce per almeno un’ ora. Ceniamo all’HRC e poi torniamo in albergo per chiudere le valige. Alle 10, 30 abbiamo appuntamento con guida ed autista che ci devono riportare in aeroporto.
Un ragazzo ci racconta che la vita in montagna per i contadini è molto dura, e quando c’era la guerriglia era anche peggio. Suo padre coltivava oppio perché rendeva 10 volte più del riso ed era un lavoro molto meno faticoso. Bastava seminare i papaveri e quando i semi erano maturi incidere gli ovari alla sera e raccogliere la resina coagulata sul gambo al mattino. La pianta del papavero è però molto delicata. Basta una pioggia forte o un vento forte ed il accolto è perduto, Idem se c’è un po ‘ di siccità. La resina veniva compattata in panetti da un chilo che vendevano a 900 $ al kg. Poi i cinesi hanno capito che trasportarlo costava troppo ed hanno insegnato ai contadini a trattarlo per ricavarne polvere bianca. Da 10kg di oppio si ricava 1kg di polvere. Trattare l’oppio è un lavoro molto delicato che richiede una lavorazione di 22 ore senza interruzione. Per restare svegli così a lungo i trafficanti fornivano ai contadini droga sintetica, così sono diventati tossicodipendenti. C’è poi stata una crisi del mercato perchè un kg di oppio oggi vale solo 200$ e quindi molti hanno smesso di coltivarlo. Però i drogati sono rimasti. I sacerdoti sono riusciti a fare capire ai contadini che la coltivazione dell’oppio non fa male solo ai drogati ma anche a loro. Se un bue scappa ad un contadino e distrugge il campo del vicino, il padrone del bue paga i danni e finisce tutto li, ed i due tornano amici come prima. Ma se il bue distrugge un campo di papaveri il danno è così alto che non sarà mai in grado di pagarlo e quindi si innescano guerre famigliari.
Al tempo della guerriglia, contadini erano presi tra due fronti. Erano obbligati a fornire cibo ai ribelli che dovendo nascondersi non potevano coltivare. Quando poi passava l’esercito li picchiava perché avevano aiutato i ribelli, e costringeva tutti gli uomini con più di 15 anni a fare i portatori per le loro spedizioni nella boscaglia. Una spedizione durava 3-4 mesi e moltissimi portatori morivano, per la fame , la fatica o le mine dei ribelli. Il padre del ragazzo che ci raccontava queste cose si era rotto una gamba e quindi non poteva più fare il portatore, allora il capo villaggio gli aveva consigliato di abbandonare i suoi campi e trasferirsi in città. Per fortuna i sacerdoti lo hanno preso con se e fatto studiare i suoi figli. La giustizia in zona tribale, è amministrata dal capo villaggio. Gli stupratori, i ladri e gli assassini, possono essere consegnati ai militari o ai ribelli. I militari li processano e mandano in carcere, e tornano liberi dopo due anni più delinquenti di prima. Se sono assassini invece li arruolano. I ribelli li picchiamo e li minacciano (la prima e la seconda volta che li prendono). Normalmente a quel punto smettono di delinquere perché se li prendono la terza volta li uccidono. Oggi ribelli ed esercito hanno firmato una tregua ma le armi non sono state consegnate così sorgono spesso incidenti tra gruppi che hanno firmato la tregua ed altri che non lo hanno fatto. I gruppi che non hanno firmato la tregua vivono di narcotraffico, ma il grosso dei traffici di droga e di legno tagliato illegalmente sono gestiti da alte cariche in accordo con i ribelli che hanno firmato la tregua.
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