Un racconto di un vecchio viaggio di 30 anni fa, anche se oggi non sono proprio sicuro della data esatta, dopo così tanti anni. Erano i miei primi viaggi in giro per il mondo da solo, e dopo il Nepal sono andato in India. Prendevo solo il biglietto aereo con Lufthansa e poi quello che veniva era il viaggio. Partivo e il biglietto aereo non aveva data di rientro, circa un mese era il mio tempo massimo per il rientro, ma spesso cambiavo le date di ritorno, o perché finivo i soldi o perché incontravo persone speciali, per cui il mio viaggio cambiava percorso e quindi le date di rientro.
Le foto sono state fatte con una Fotocamera analogica Canon Ql Ft, analogica, che ho ancora. Dopo anni di giacenza in armadio, 3 anni fa abbiamo comperato uno scanner per dia e le abbiamo scannerizzate. Quindi saranno non perfette, ma guardandole dopo tanti anni hanno i colori molto vintage. Però le foto delle persone ritratte sono un ricordo vero.
Appena si apre la porta dell’aereo arriva un’aria caldo umida mai sentita prima, e un’odore che sarà perseverante per tutto il viaggio. Sull’aereo avevo fatto amicizia con dei ragazzi milanesi e in comune prendiamo un automezzo per arrivare in albergo (un pullman, giusto per non esagerare). Alla sera i lombardi vogliono andare a vedere i night della capitale. Cosa praticamente impossibile in quanto solo negli hotel di lusso ci sono le discoteche o Night, così facciamo impazzire il tassista tutta la sera, alla fine scopriamo che nel nostro hotel c’era una specie di night e così i milanesi sono felici. Con stupore scopriamo che le danzatrici più amate dai ricchi Sikh erano quelle formose, cosi tifiamo per l’unica giovane che danza, sotto gli sguardi allibiti dei Sikh locali.
Il giorno dopo andiamo in giro per la città e….. prima esperienza di come si cambiano i soldi in un negozio per avere un cambio molto favorevole (black market). Per fortuna tutto ok ma un milanese alla fine aveva uno zaino pieni di pezzi da 1 rupia….
Bus in India: Finalmente trovo un’agenzia che mi procura un biglietto del pullman per Srinagar in Kashmir. Quasi tutte le agenzie mi sconsigliavano il viaggio in quanto c’erano disordini nelle zone al confine con il Pakistan. Il mio biglietto è per un pullman di linea che impiegherà più di 2 giorni per arrivare a Srinagar, e l’unica indicazione dell’agenzia è stata: mi raccomando, non esca mai dal pullman, anche se la chiamano i militari !
Viaggio epico con su un pullman di linea vecchio almeno 30 anni e con il mio sedile rotto. Il primo giorno tutto stupendo in quanto novità, ma appena ci si avvicina a Srinagar iniziano i problemi e la scoperta dell’India:
I posti di controllo dei militari. Ciò vuol dire fermarsi, aspettare che i militari facciamo qualcosa, scendere, esibire i documenti, risalire sul pullman e aspettare che diano l’ordine di ripartire, Così per più di un giorno. Agli indiani spesso toccava anche scaricare tutti i bagagli che avevano messo sul tetto e poi tutti fuori ad aspettare. Anche se a volte erano le greggi di pecore e capre a fermarci.
Queste case galleggianti sono una favola, sembra di vivere in una storia da mille e una notte. Tappeti favolosi dappertutto, e le due persone che lo gestivano erano simpaticissime. Però si lamentavano che non c’era più turismo, in agosto c’era solo il 30% di turisti che anni prima affollavano il lago. Già allora c’era la solita guerra tra India e Pakistan, una guerra silente, che in Europa nessuno ne parla. Di notte si sentivano dei cannoni e per fortuna mi sono perso un lancio di bombe a mano nel mercato centrale. Qui la vita scorreva tranquilla sul lago, non c’erano problemi e mi sono fermato una settimana. Al mattino colazione, poi ad oziare a poppa su una sdraio al sole. Ogni 30 minuti passava una barchetta con qualcuno che vendeva qualcosa, qui altri 20 minuti di conversazione e trattative. Poi dovevo decidere il pranzo e il tipo della barca andava a comperare il cibo per la cena.
Al pomeriggio giro in barca a vedere il lago: stupendo con le montagne che si riflettono su di esso. In questo posto sembra incredibile che ci sia la guerra, la pace regna dappertutto e girare in barca, lentamente è divino
Ma qui ci sono anche moschee e giardini da vedere, allora era proibito fare le foto nei parchi, ma non potevo non fotografare un mondo a me estraneo.
In ogni caso qui ho incontrato una coppia di ragazzi della Bolivia, e per alcuni giorni siamo andati nei negozi a fare acquisti. Ogni giorno un negozio, perché bisognava onorare le loro tradizioni e quindi bere tea 4 o 5 volte e assaggiare tutti i tipi di pane o pasticcini locali. Alla fine ho acquistato un tappeto, che utilizzo ancora, e…… due vasi in papier marche, una cassapanca e un quadro in legno dipinti a mano dove le figure sono in rilievo e questo è dovuto alle centinaia di pennellate che hanno sovrapposto in 6 mesi di lavoro. Mi faccio spedire tutto a Torino e la merce arriva dopo 5 mesi dentro dei cestoni rettangolari, sono enormi e in vimini, che qui hanno un grosso valore. Per il quadro alla dogana di Torino ho qualche problema a sdoganarlo in quanto vogliono mandarlo a valutare dalle belle arti…. ma con le solite amicizie riesco a risolvere tutto.
Dopo una settimana di relax finalmente decido di partire per il Ladakh. Assieme ad un altro ragazzo indiano prendiamo un taxi e partiamo.
Non eravamo così tranquilli in quanto la strada che dovevamo percorrere è una delle 7 strade più franose e pericolose al mondo. Quest’anno (2017 ) ne abbiamo fatto un pezzetto, ed ancora è pericolosa. E’ meglio non guardare mai in basso.
Tutti fermi. Un po perché ricostruiscono ogni giorno la strada interrotta dalle continue frane, un po perché di qui passano anche i pedoni in lunghissime carovane. Di questa strada cosa mi ha colpito di più è vedere chi in realtà costruisce tutti i giorni la strada.
Bambini, centinaia di bambini tra i 6 e 14 anni sono i lavoratori su questa strada, eravamo increduli, erano tutti coperti di catrame, e al nostro passaggio non alzavano neanche la testa per salutare. Sapere di queste cose fa male ma vederle dal vivo è ancora peggio.
In compenso si fanno delle ottime fotografie, allora queste popolazioni non erano cosi integralisti ed era abbastanza permesso fare foto, oggi molto spesso non è più possibile.
Alla fine arriviamo al confine al passo Zoji La Pass di 3529mt. ma la strada migliora solo di poco
qui bisogna decidere chi deve passare. Indovinate un po? Dopo le solite foto di saluto con i militari che ci hanno fermato per l’ennesima volta al confine, il paesaggio migliora e finalmente si vedono i paesaggi d’alta montagna e sembra un po di essere a casa nostra.
Ladakh sto arrivando, e si incontrano le prime persone e la strada diventa pianeggiante
I paesaggi finalmente si addolciscono e si cominciano a vedere dei monasteri e i villaggi tipo quelli tibetani che sognavamo da sempre.
La prima impressione è di desolazione, tutto è in rovina. Questa mia impressione mi sarà confermata da dei turisti tedeschi che ogni 5 anni venivano in viaggio in Ladakh e ogni volta constatavano il più completo degrado.
Nel mio ultimo viaggio nel 2017 questa tendenza è cambiata e quasi tutti i monasteri sono restaurati. Allora erano proprio abbandonati e in molti non si poteva neanche entrare in quanto pericolanti. Ora in compenso si paga dappertutto.
la mitica città di Leh è stupenda, la gente molto socievole e come tappa per le mie escursioni è l’ideale. oltretutto mi trovo anche in mezzo ad una festa locale che dura parecchi giorni e con pochi turisti in giro ed è come viaggiare in un altro mondo. Sono invitato dappertutto e mi fanno assaggiare tutto quello che hanno portato da bere e mangiare. Il tempo è sempre molto bello e le sistemazioni per la notte sono accettabili, ottimo il cibo nei ristoranti locali.
queste immagini sono un ricordo unico, i costumi e i visi non sono più fotografabili. Oggi tutto è diverso, non molto, ma l’ambiente, la semplicità dei gesti non sono più replicabili, anche se la gentilezza e i sorrisi sono sempre gli stessi per due giorni festa nelle vie e poi alla sera prosegue nelle varie tende per buona parte della notte.
più passa il tempo e più riesco a capire il loro modo di vivere, o perlomeno cerco in modo esteriore di vivere come loro
per due giorni festa nelle vie e poi alla sera prosegue nelle vie della città, dopo aver visto tutta la valle decido che è ora di ripartire per Delhi, anche perché iniziano dei disordini in città. All’aeroporto tutti in coda per prendere un qualsiasi aereo che porti lontano, le strade sono chiuse, e non si capisce le motivazioni dell’improvviso trambusto.
Sono di nuovo a Delhi e qui fa caldo umido e immerso tra la folla giro per 2 giorni in città in cerca di un passaggio per Agra e poi Benares o Varanasi. Andrò in treno con due ragazzi di Bologna.
Benares o Varanasi, come si chiama oggi, ci accoglie con un buon clima ma una folla incredibile. Fortunatamente troviamo una sistemazione molto bella, una casa di una coppia, lei tedesca e lui ricco indiano che purtroppo viveva su una carrozzella ma con una cultura immensa. Alla sera tutti attorno al fuoco e ognuno raccontava le proprie avventure e storie, poi lui ci raccontava come si viveva in quella città, cosa dovevamo fare e come incontrare la gente. Qui mi sono fermato un’altra settimana, andando quasi tutti i giorni in riva la Gange.
Si raccontano moltissime storie su questo fiume, sicuramente ha un suo fascino e non a torto.e questa è la foto che vogliamo nei nostri ricordi, il Baba che aspetta lungo il fiume sacro, in realtà questa è solo una delle centinaia di persone che vivono con il fiume. Scoprire le varie attività che ci sono tutto attorno è una piacevole avventura.
BABA: Guru/teacher/saint . Se prima parlavo della ricerca del santone da fotografare, in realtà chi va a Benares spesso cerca anche il Baba a cui chiedere di scoprire il proprio futuro. Noi lo abbiamo fatto. Dopo un giorno in giro per la città casualmente un bambino ci chiede qualcosa e noi in cambio gli chiediamo di portarci da un bravo Baba. Lui subito ci accompagna da un anziano signore che viveva in una casa scurissima, con una mucca e un pappagallo. Subito capisce che siamo una coppia e un singolo e inizia a parlare con i due ragazzi spiegando loro che il loro sogno più grande è avere tanti figli. Loro esultano: è il loro sogno. A me parla solo del passato, alle mie domande sul futuro non risponde e mi dice: tanto tu sai, ma prima di congedarci mi richiama e mi dice: tu vuoi sapere qualcosa su una persona a te molto vicina. Mia mamma rispondo, e lui mi parla di lei e dei suoi problemi, mi da una bustina e ci salutiamo. Al mio ritorno a Torino consegno alla mamma la bustina e dopo 2 giorni lei mi chiama e mi ringrazia, certe cose vanno meglio. Dopo 4 anni chiamo i due ragazzi di Bologna e mi confermano che si sono sposati e hanno già due figli. Ora, si può credere a queste cose o no, ma stranamente a me non ha parlato di figli e il problema della mamma c’era e in parte da quel giorno si è risolto. Ognuno può pensarla come vuole, ma quel santone era in gamba.
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